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Misericordia: umanamente parlando

Misericordia: un termine che è uscito dal linguaggio corrente per rimanere solamente retaggio della religione, all’interno di discorsi specifici. Chi di noi esclamerebbe più: “Misericordia!”, o qualcuno di voi ha più sentito dire: “Abbiate misericordia” se non all’interno della Messa? Parola lunga, per niente funzionale ai messaggi su WhatsApp, insomma… non funziona! È difficile parlare di misericordia, e quindi di peccato e perdono, al di fuori di un contesto strettamente spirituale e di fede: al di fuori di esso sono spesso percepiti come pura insensatezza, come qualsiasi cosa completamente gratuita.Il termine misericordia è spesso confuso con un sentimento un po’ annacquato e sentimentale, è “fare la carità”, qualcosa che avvilisce chi la fa e chi la riceve. Ricevere qualcosa “per misericordia” è ritenuto umiliante: si dà per misericordia a chi non meriterebbe niente, e quindi tendenzialmente è interpretato come una cosa che non andrebbe fatta! I cristiani, che affermano la misericordia come un valore irrinunciabile, potrebbero essere guardati con sospetto proprio perché difendono un atteggiamento sentito come mortificante.
Questo fenomeno può derivare dalla progressiva separazione tra amore e diritto. Questa separazione, corretta di per sé, ha prodotto nel tempo uno svuotamento dei due termini: l’amore è diventato qualcosa di sentimentale e quasi irrilevante, e l’applicazione puntigliosa e calcolatrice della giustizia ha finito per produrre profonde ingiustizie. Se nell’amore manca la giustizia non c’è verità, ma se nella giustizia manca l’amore, manca l’umanità.
In più, oggi sembra che l’autorealizzazione personale sia un dovere più che un diritto, quindi da perseguire anche a scapito della dedizione all’altro, della capacità di farsi carico della sofferenza o della felicità degli altri.
Come se ne esce?
La risposta a questa domanda sta dentro la storia personale di ciascuno di noi. Senza amore verso se stessi e verso il prossimo non viviamo. Non avremmo amore verso noi stessi se non avessimo incontrato nella nostra vita persone che ci hanno fatto sperimentare il nostro valore amandoci.
E l’amore non può essere imposto o ordinato, è sempre gratuito, e va ben oltre i codici di comportamento civile. È semplicemente quell’intuizione che spinge il bambino a portare un fiore alla mamma per il suo compleanno, anche se con c’è nessuna legge scritta che lo richiede.
Misericordia, dunque, non è ristretta alle “opere di misericordia”, ma è il nostro modo di stare al mondo e anche, per chi crede in Dio, il perché del nostro stare al mondo. Siamo nel mondo per l’infinita misericordia di Dio e la misericordia deve improntare tutte le nostre relazioni: con noi stessi, con gli altri, con Dio.
I misericordiosi riceveranno misericordia: è quindi un dare e ricevere, nella verità profonda (e non nell’umiliazione) di se stessi, del creato e delle creature.
Misericordia è un termine relazionale ed è solo all’interno di una dimensione relazionale che possono poi nascere il senso della colpa, il pentimento e il perdono. Il primo passo del nostro percorso è quindi la rivalutazione di questo termine in tutta la sua ricchezza.


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