Venerdì 13 ottobre 2017, Oratorio San Martino
Padre Giovanni Cucci, s.j.
Padre Giovanni Cucci è laureato in filosofia presso l’Università Cattolica di Milano. Dopo l’ingresso nella Compagni di Gesù ha compiuto gli studi di Teologia a Napoli, alla Facoltà S. Luigi, e successivamente ha ottenuto la licenza in Psicologia presso la Pontificia Università Gregoriana, dove ha anche conseguito il dottorato in Filosofia. Attualmente insegna Filosofia e Psicologia allo studentato della Compagnia di Gesù a Padova e presso l’Università Gregoriana di Roma. Collabora alla rivista La Civiltà Cattolica.
Materiale utile per l’incontro
- Articolo – “Culto aziendale” (da Internazionale 23-05-14)
- Domande di approfondimento in vista dell’incontro
Appunti dell’incontro (non rivisti dal relatore)
Il punto di partenza è l’articolo tratto da “L’Internazionale”.
Il “progetto di vita” è paragonabile ad una programmazione aziendale? No, è qualcosa di più sfumato perché la vita non è solo logica, non è programmabile passo per passo! Sarebbe bello poter programmare tutto, ma anche rischioso perché se uno aspetta risposte certe non sceglierà mai una strada.
Per Sant’Ignazio di Loyola (fondatore dei Gesuiti) ci sono due aspetti importanti per capire cosa si sta cercando nella vita:
1) “chi sono io?”, “mi conosco?”; conosco le mie doti, le mie fragilità? Sono proprio le fragilità che speso mi permettono di fare cose belle;
2) imparare ad ascoltare e conoscere i propri sentimenti
I manager di cui si parla nell’articolo hanno nascosto per tutta la vita i loro sentimenti e rischiano di arrivare alla fine della loro esistenza senza che nessuno li abbia veramente conosciuti.
A volte anche persone plurilaureate possono correre il rischio di essere analfabete dal punto di vista affettivo.
La vita non è pura logica, c’è un momento per ogni cosa: il momento in cui chiedersi “cosa voglio dalla mia vita?” è questo che state vivendo!
Ogni scelta comporta una rinuncia: col passare del tempo non posso più recuperare certe scelte fatte.
La fatica di fermarsi e chiedersi cosa sto cercando è fondamentale!
Posso ridare a uno dei soldi se ho un debito con lui, ma non posso ridare indietro il tempo perso.
La vita non torna più indietro e vale la pena viverla intensamente.
Sant’Ignazio di Loyola è un cavaliere che vuole compiere grandi cose e trova nei santi dei modelli, mentre quando legge la vita dei grandi cavalieri alla fine, dopo un entusiasmo iniziale, prova noia.
I desideri che abbiamo a cuore possono trovare una realizzazione, non sono frutto del caso o della fortuna. Quando ci imbattiamo in situazioni in cui siamo contenti di vivere dobbiamo ricordarcelo!
Questo è ascoltarsi anche se a volte il nostro cuore ci dice cose che non ci fa piacere sentire…
Il deficit di questi manager è la volontà di compiere delle scelte, non la chiarezza nel vederle.
Siamo disposti a giocarci per una scelta?
Io (padre Giovanni) per molti anni ho lottato contro questo, non volevo fare il prete!
La vita è come una partita a calcio, ci sono regole, ruoli e tempo limitato. La maggior parte delle persone è quella che sta a guardare, questa è la cosa peggiore per Gesù! Perdere non è il peggio, il peggio è non partecipare!
Dice Gesù nel Vangelo di Luca: “A chi dunque posso paragonare la gente di questa generazione? A chi è simile? È simile a bambini che, seduti in piazza, gridano gli uni agli altri così: «Vi abbiamo suonato il flauto e non avete ballato, abbiamo cantato un lamento e non avete pianto!»” (Lc 7, 31-32). E’ una delle poche volte in cui Gesù usa la metafora del gioco per descrivere la relazione con Dio.
L’elemento del rischio è fondamentale per gustare la vita.
Ci sono dei pregiudizi di carattere culturale che ci impediscono di “giocare” quali ad es. la paura di sbagliare e il timore di ciò che gli altri pensano di noi.
L’ostacolo più grande nell’incontro con Dio per Sant’Ignazio è la paura di fare brutta figura, di perdere il senso dell’onore.
La paura di sbagliare porta allo sbaglio più grosso, quello di non giocare.
La nozione del peccato secondo Gesù è diversa da quella che normalmente immaginiamo. L’errore ci aiuta a rileggere il libro della nostra vita in modo più profondo. La gran parte degli errori possono essere recuperabili se siamo disposti ad ascoltare il nostro cuore, è il tema del “desiderio”, fondamentale nel progetto di vita.
Paolo Crepet, psicologo esperto dell’adolescenza, notava che di solito chi è vincente nella prima parte della vita spesso non lo è nella seconda parte, anzi talvolta accade proprio il contrario perché le variabili dell’esistenza sono molte.
Fermarsi per imparare ad ascoltarsi è fondamentale, qualche volta siamo obbligati a farlo (come quando guidiamo e sbattiamo contro un muro!).
Sant’Ignazio fa la sua prima esperienza di Dio ascoltando il proprio cuore, legge delle cose e il cuore gli suggerisce qualcosa.
Quando fai qualcosa il cuore vibra, ma spesso non ci facciamo caso…
I sentimenti non esistono in natura, esistono delle pulsioni a cui corrispondono dei gesti. La letteratura ci istruisce nei sentimenti, pensiamo ad es. alla mitologia. Se siamo appassionati a una lettura e l’autore è bravo noi in quello che leggiamo sentiamo corrispondenza con i nostri sentimenti.
Le relazioni sono altrettanto importanti. Quando ho un’amicizia forte è importante far notare all’amico qualcosa di bello o negativo con lui, andando oltre il banale e sapendo parlare delle cose serie. Così capisco che tutto non è sullo stesso piano, la memoria e la vista sono selettive per natura. La selettività è ciò che ci caratterizza come esseri umani, viene da quello che a noi sta a cuore.
La piazza San Pietro in Vaticano ha un punto preciso in cui tutte le colonne risultano allineate, cioè ogni cosa è al suo posto, così capita anche a noi.
La pressione che abbiamo intorno va riconosciuta! A volte su piccole a volte su grandi cose: gli studi di psicologia sociale hanno dimostrato che i nazisti non erano più cattivi di noi, noi avremmo fatto lo stesso se fossimo stati al loro posto… (esperimento carcerario di Philip Zimbardo).
Tornare indietro rispetto a una scelta sbagliata è sempre possibile, ma è molto faticoso, c’è un prezzo da pagare! E’ anche vero che non si butta mai via niente della propria vita soprattutto perché con le nostre esperienze anche negative accumulate possiamo essere utili ad altri, per aiutarli a trovare il proprio posto nella vita.
Fondamentale è il gusto, il sapore di ciò che viviamo. Ma conta anche il tempo, cioè se il gusto dura oppure no al vaglio del tempo.
Ogni nostro desiderio mira a un oggetto. Così la nostra sete di vivere e di pienezza ha una possibilità di compimento, questo è il progetto di Dio su di noi: collaborare alla costruzione del Regno di Dio nella nostra unicità.
Dobbiamo chiedere al Signore qual è il progetto che ha su di noi, non avendo paura di voci anche contrarie! Sono le voci delle tentazioni, che spesso hanno un aspetto logico, ma non vengono da Dio. C’è una lotta in noi con qualcuno o qualcosa che ci mette ostacoli nel farlo. Anche il nostro cuore ha come delle password per entrare. Il tentatore conosce le nostre password e sa come far entrare questi pensieri dentro di noi, per questo è importante conoscersi bene.
Nel Vangelo di Matteo quando l’uomo trova il tesoro nel campo è “pieno di gioia”, lo stesso termine usato dai Magi quando trovano Gesù nella mangiatoia, una gioia incomparabile che sa di eternità.
Il problema non è quello che faccio, prima di diventare gesuita ero insegnante e ora lo sono ancora. Il problema è quello che sono in quello che faccio!
Quali sono le nostre aspettative? Secondo la psicologia la gran parte non sono consapevoli… per questo restiamo delusi. Abbiamo delle aspettative inconsce che spesso sono le più pregnanti ma che restano però non tematizzate. Sono come un paio di occhiali che non vedi, ma che influenzano la realtà. La tentazione lavora attraverso queste dinamiche. C’è una facoltà che usiamo poco ed è l’immaginazione, che oggi è imprigionata soprattutto da Internet. Nelle dipendenze da Internet si può arrivare a non sentire più la fame, il sonno, ecc. si può morire addirittura.
I paracadutisti che si lanciano per la prima volta la maggior paura la provano un istante prima di lanciarsi tanto che se uno non si butta spontaneamente alla fine viene gettato di forza dall’istruttore perché altrimenti non si butterà mai più nella sua vita.
Nella seconda settimana degli “Esercizi spirituali” Sant’Ignazio suggerisce l’esperimento dell’immaginazione.
La vita spirituale è unificante, ti dà gusto nelle varie cose che fai, ma solo all’interno di una scelta.
Le vite dei santi sono narrazioni concrete da questo punto di vista. Ignazio voleva andare a Gerusalemme e mai riuscirà ad andarci, ma così egli scopre il progetto di Dio su di lui.
E’ difficile aiutare un amico che è nei guai, questa è compiacenza. Non puoi aiutare gli altri se non sei capace di aiutare te stesso.
Dice un racconto orientale che un giorno un maestro ha confidato ai discepoli che fino a quando aveva 20 anni era molto indifferente a ciò che gli pensavano di lui, poi dai 20 ai 40 si è scoperto molto interessato a ciò che gli altri pensavano di lui, dai 40 in poi si è accorto che gli altri non pensavano minimamente a lui…
C’è un libro di una psicologa intitolato “Donne che amano troppo” che raccoglie storie d’amore distruttive di donne che cercano amore nelle figure maschili negative che hanno influenzato la loro vita.
Qualche consiglio concreto per capire il proprio progetto di vita:
1) leggere il libro della nostra vita; quando sono entrato in noviziato presso i Gesuiti mi hanno dato due settimane per scrivere la mia vita e poi condividerla con gli altri. Le cose davvero importanti non erano quelle grandi, ma quelle piccole e nascoste che stanno sotto la superficie. Prendi e scrivi: quando mi sono sentito vivo, quando ho provato gusto, ecc.
2) individuare i sentimenti legati a questo
3) mettere in pista una vita di preghiera
4) confronto con qualcuno: l’umanità si è conosciuta raccontandosi, la stessa cosa succede per ogni uomo. Ci si conosce solo raccontandosi ad altri. Tutti noi siamo un po’ dlslessici quando dobbiamo parlare di noi agli altri, richiede delicatezza e umiltà.
5) leggere la prima parte dell’autobiografia di Sant’Ignazio di Loyola