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“Ludopatie” (2017)

locandina ludopatie


Articolo a cura di Stefano Di Battista

La cifra è stratosferica: 583 milioni di euro. È quanto hanno speso lo scorso anno i novaresi per il gioco d’azzardo. A fornire il dato è stato Marco Dotti durante il secondo incontro del ciclo “Giocarsi la vita. Dalla lotteria alla ludopatia”, che il “Circolo Anspi San Martino” e la “C.R.O. S.O.M.S. San Martino” hanno organizzato in collaborazione con la Parrocchia di San Martino. Tre appuntamenti che si sono dipanati tra il 9 novembre, con la proiezione del film “Una nobile causa” al cinema VIP, e il 26 novembre, serata conclusiva dell’evento. Il 19 novembre è stato il momento della tavola rotonda, quando Caterina Raimondi, responsabile dell’ambulatorio per il gioco patologico di Trecate, ha spiegato come l’80 per cento degli oltre 400 casi seguiti siano uomini: un totale che rappresenta circa il 10 per cento su scala piemontese. Un servizio a cui si arriva quando ormai è stata superata la soglia della disperazione: «Basta una telefonata per fissare l’appuntamento – ha detto Elena Fasolo, assistente sociale dello stesso ambulatorio – ma a volte capita che non sia il diretto interessato a farsi avanti per primo, bensì un familiare».

Casi drammatici quelli descritti dalla Raimondi: di giovani che si sono giocati l’appartamento in cui vivono, magari acquistato dai genitori, oppure di persone in balia degli strozzini, che di notte sono state sequestrate e portate in aperta campagna, dov’è stata loro mostrata una fossa pronta ad accoglierli se non avessero onorato i debiti. «Il gioco d’azzardo – ha sottolineato Dotti, docente all’Università di Pavia – è congegnato in modo che chi vi si avvicina abbia, nelle prime fasi, un’idea di controllo della situazione».

Gli algoritmi che gestiscono il sistema concedono infatti una serie di vincite, che servono ad accrescere l’adrenalina spingendo alla compulsione. È a quel punto che il giocatore perde la cognizione di ciò che sta facendo, entrando una spirale che spesso lo porta a dilapidare il patrimonio familiare e che dà origine a gravi problemi relazionali e lavorativi: non di rado infatti si arriva al furto degli incassi pur di alimentare la smania dell’azzardo. «Agisce sulla sfera motivazionale – ha aggiunto don Pier Davide Guenzi, docente alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale – e questo le multinazionali del gioco lo sanno benissimo, perché il loro business è basato proprio sulla rovina di coloro che si avvicinano alle slot machine o ad altre proposte».

Un giro d’affari che, nel 2016, ha visto gli italiani bruciare 98 miliardi di euro. Per combinazione la tavola rotonda si è svolta alla vigilia dell’entrata in vigore della legge regionale che, dal 20 novembre, limita la libertà d’azione dei gestori di apparecchi dedicati all’azzardo, fissando orari di spegnimento delle slot o delle videolotterie e soprattutto stabilendo una distanza di almeno 500 metri dai luoghi sensibili (ospedali, centri di culto, scuole, bancomat, compro oro). Una misura contestata dalle associazioni di categoria e dallo stesso Governo ma che, come ha fatto notare Dotti «incide sul fenomeno perché va a intaccare l’unico interesse dei gestori, cioè il business».


Incontro dibattito, Domenica 19 novembre 2017


Incontro di approfondimento, Domenica 26 novembre 2017

ludopatie 26-11-17

I professori Dotti e Croce


Materiale utile



Comunicato Stampa del 26/10/17

Il 18 agosto 1913 in un Casinò di Montecarlo la pallina della roulette avviò una serie di uscite sul nero. I clienti cominciarono a puntare sul rosso nella convinzione che, a ogni giro, le probabilità di vincita aumentassero. Ma sbagliavano, perché il nero uscì 26 volte di fila. Questo episodio, passato alla storia come “fallacia di Montecarlo“, dice molto della psicologia del giocatore d’azzardo: la sua idea infatti è che il caso sia soggetto a regole razionali e, quindi, interpretabili. Tale modalità di pensiero è probabilmente il primo passo verso la ludopatia, un disturbo della personalità causato dal gioco compulsivo che diventa dipendenza. Un tema di sempre maggiore attenzione e allarme sociale, di cui si parlerà all’Oratorio San Martino di Novara con un ciclo d’incontri intitolati “Giocarsi la vita. Dalla lotteria alla ludopatia“.
Si comincia il 9 novembre al Cinema VIP di Via Perazzi col film “Una nobile causa” (ore 20.45, ingresso gratuito) che farà da introduzione e filo conduttore agli appuntamenti successivi. Il 19 novembre, nella sala incontri dell’oratorio (ore 17.00), il problema sarà analizzato da Marco Dotti, giornalista e docente all’Università di Pavia, dalla psicoterapeuta Caterina Raimondi, responsabile dell’Ambulatorio contro il gioco d’azzardo e le dipendenze di Trecate, da Elena Fasolo, assistente sociale nella stessa struttura di Trecate, e da don Pier Davide Guenzi, docente di teologia morale alla Facoltà teologica dell’Italia settentrionale. Il 26 novembre infine, al pubblico sarà proposta la partecipazione ad alcuni laboratori, coordinati dalla psicologa Federica Foradini e condotti da Dotti e da Mauro Croce, psicoterapeuta e criminologo, dirigente della Struttura semplice di educazione sanitaria di Verbania. A organizzare il ciclo d’incontri sono l’associazione di promozione sociale “Circolo Anspi San Martino” e la Parrocchia di San Martino in collaborazione con l’associazione “C.R.O. S.O.M.S. San Martino“: gli stessi enti che, lo scorso anno, avevano proposto un’analoga iniziativa sul cyberbullismo.

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