Parrocchia dei Santi Martino e Gaudenzio

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Giornata Missionaria Mondiale 2015

Ottobre è il mese dedicato alla preghiera e al sostegno delle missioni.

Nel contesto delle iniziative per l’Ottobre Missionario 2015 la comunità cristiana novarese si raccoglie con il suo Vescovo, Mons. Franco Giulio Brambilla, per l’annuale Veglia Missionaria di preghiera che si tiene Sabato 17 ottobreRomentino con il seguente programma:

  • Ore 20.00: Oratorio San Giovanni Bosco – Accoglienza dei partecipanti
  • Ore 20.30: Introduzione con testimonianza di giovani che durante l’estate hanno vissuto un’esperienza in paesi di missione.
    Fiaccolata verso la chiesa parrocchiale recitando il Rosario missionario
  • Ore 21.00: Chiesa parrocchiale San Gaudenzio – Veglia di preghiera con le testimonianze di:
    • Don Massimo Minazzi fidei donum novarese in Burundi
    • Padre Giulio Albanese, Comboniano, Direttore della Rivista “Popoli e Missione”

Qui di seguito riportiamo la riflessione sulla Giornata Missionaria Mondiale a cura di don Mario Bandera, direttore del Centro Missionario Diocesano di Novara.

Lo slogan della Giornata Mondiale dell’anno scorso era: “Periferie cuore della Missione” quest’anno invece è: “Dalla parte dei poveri”, in entrambi i casi si avverte l’influenza del Magistero di Papa Francesco, il quale non perde occasione per ricordare a tutti i fedeli che la Chiesa è in cammino e sta andando incontro ai poveri nelle periferie più lontane. Alcune assonanze con questi concetti il Papa le ha espresse durante il suo recente viaggio negli Stati Uniti, dove ha ricordato, nella nazione simbolo del capitalismo, come un cristiano non può rimanere indifferente di fronte ai gravi problemi sociali derivanti dalla povertà. Di riflesso possiamo dire anche noi che schierarci dalla parte dei poveri è mettere a nudo la nostra fede, il nostro modo di essere comunità cristiana, il nostro stile di essere Chiesa. Cosa vuol dire infatti schierarsi dalla parte dei poveri: sappiamo benissimo che c’è un pericolo, quando si parla di queste cose negli ambienti ecclesiali, di correre il rischio di presentare la povertà come un qualcosa di romantico, una condizione di vita che poeticizzata e mostrata sotto una forma edulcorata diventa quasi una scenografia per una bella favola da raccontare.
Vale la pena di riaffermare ancora una volta che la povertà è ingiusta, la povertà, per le tante situazioni estreme e difficili che costringono tante persone a vivere perennemente in emergenza, è causa di conflitti nelle famiglie, nei gruppi e nelle comunità. I poveri non sono migliori degli altri, anzi, il vero povero è povero in tutto: è povero di cultura, ha una condizione sociale miserevole, vive in ambienti fatiscenti, spesso e volentieri manda i bambini a elemosinare. Eppure Gesù dice: “Beati i poveri”, e non solo quelli in spirito, ma poveri in tutto, essi sono i preferiti da Dio non perché generalmente presi essi sono più buoni degli altri, bensì perché Dio è buono e Dio dona gratuitamente il suo amore soprattutto a chi è negata una vita degna di essere vissuta.
La Dottrina Sociale della Chiesa, fin dagli albori della Rivoluzione industriale, ricorda che ci sono due peccati gravi che gridano vendetta al Cielo: l’oppressione dei poveri e la frode sul salario degli operai. Avere presente oggi la condizione di tanti esseri umani che vivono in situazioni di miseria perché un mercato scellerato a livello mondiale ha impoverito i loro paesi con la complicità di classi dirigenti mantenute al potere grazie a sistemi dittatoriali che si perpetuano con la frode, l’inganno e la violenza, ci aiuta a capire da che parte dobbiamo schierarci. Se in molti paesi del così detto Terzo Mondo i lavoratori sono pagati con stipendi da fame, e vivono in condizioni disumane, possiamo capire come molti di loro non accettando questa situazione preferiscono vendere tutto e mettersi nelle mani degli scafisti per approdare in Europa alla ricerca di una vita più serena e di un futuro più tranquillo per loro e per i loro figli.
Essere cristiani quindi, vuol dire schierarsi dalla loro parte, vuol dire imparare a leggere la realtà con i loro occhi, vuol dire guardare al futuro con la speranza che essi portano in cuore, solo così si riuscirà a comprendere la realtà con occhi diversi e a non solo a vedere il povero come uno straniero, un pericolo per la società o quello che è peggio uno da cui difendersi. Nella migliore tradizione cattolica, finora si è andati verso i poveri con le braccia cariche di doni, avere le braccia occupate rendeva impossibile abbracciarli, ma forse ciò che essi aspettano da noi è che vengano considerati per quello che sono: uomini e donne bisognosi di aiuto, fratelli con cui condividere la stessa mensa.


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