Riceviamo e pubblichiamo volentieri una breve ma intensa riflessione sul termine “passione” da parte della nostra Samantha Spaggiari.
Il tempo quaresimale introduce nella nostra vita il termine passione con un’accezione diversa da quella abitualmente intesa. Ma cosa significa, veramente, passione? Dal greco (pàthos – sofferenza, passività), in latino passio, indica in filosofia quello stato complementare ed opposto all’azione. Passione è ciò che subiamo senza opporci. E’ ciò che soffriamo. E’ ciò a cui permettiamo di agire su di noi. Che sia dolore o sentimento incontrollato. Da πάθος derivano, nello stesso modo, passività, patire, pazienza.
Qual è dunque la proposta del tempo quaresimale che anche il non credente può cogliere con giovamento? E’ la scoperta, nell’esempio portato da Cristo, di come la passività possa essere scelta. Di come la pazienza possa non essere debolezza. Di come si possa restare padroni lasciandosi “agire addosso”. E’ l’esercizio della DISCIPLINA PERSONALE.
Nell’accogliere ciò che la vita ci impone – dolore, fatica, negazione, sofferenze e necessità, a cui non possiamo sottrarci – a schiena dritta, tendendo i muscoli della nostra volontà, rinforzando i pilastri della nostra resistenza.
Come da un’onda a cui non possiamo opporci, lasciarci travolgere e sommergere mantenendo la nostra identità, così che, passata l’onda, ovunque essa ci lasci ci ritroviamo noi stessi, coerenti, conservati.