Parrocchia dei Santi Martino e Gaudenzio

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La nostra storia in un quadro

quadro san martino nuova corniceDa un mese circa i parrocchiani di San Martino possono vedere, sulla parete di fondo dell’abside della chiesa, un imponente dipinto di bella fattura racchiuso in una cornice dorata.
Questo quadro occupava un tempo la stessa posizione, ma presentava un’incorniciatura in finto marmo nero; Pochi però, seppure siano sanmartinesi “storici”, lo ricorderanno perchè la posizione precedente era alquanto infelice: al buio e nascosto dal ciborio marmoreo che sovrastava il vecchio altar maggiore.
La chiesa di S.M. delle Grazie venne confiscata ai lateranensi a fine settecento dai Savoia,essi avevano incamerato i ricchi beni di quell’ordine religioso. Tale chiesa era stata poi affidata ai monaci olivetani che furono, a loro volta, allontanati dall’amministrazione napoleonica la quale destinò chiesa e convento a uso privato.Nel 1831 la chiesa fu acquistata dalla parrocchia che vi trasferì la sede parrocchiale fino ad allora ospitata in una chiesa più piccola vicino all’attuale oratorio.
La vecchia chiesa aveva, sopra l’altare maggiore, un dipinto con San Martino che era probabilmente troppo piccolo per le dimensioni di S.M. delle Grazie.
La Confraternita delle Cinque Piaghe di Nostro Signore, che aveva il diritto di patronato sull’altare maggiore della chiesa aveva commissionato il Cristo piagato nel sepolcro. Esso è ancora visibile sul vecchio altare che oggi accoglie il SS. Sacramento.La confraternita decise di ordinare una nuova ancona di dimensioni adeguate a quelle dell’edificio.
Le difficoltà economiche furono superate grazie a una generosa elargizione della contessa Giuseppa Tornielli vedova Bellini, che in quegli anni si profuse in molte donazioni alla nostra città.
Autore dell’opera era il pittore Aureliano Fabrizio Mossotti nato a Novara nel 1795 dalla stessa famiglia del più celebre Ottaviano Fabrizio, patriota, astronomo e matematico, a cui è dedicato l’Istituto tecnico di Novara.
Aureliano, allievo del pittore neoclassico toscano Pietro Benvenuti, fu rinomato ai suoi tempi soprattutto come ritrattista e venne molto lodato il suo celebre ritratto dell’ ingegnere novarese Stefano Melchioni.
Il grande quadro rappresenta la Madonna delle Grazie che appare a San Gaudenzio che era inginocchiato in preghiera, e a San Martino, rappresentato nelle vesti di ufficiale romano che, deposte a terra le armi, offre alla Vergine un ovale con le insegne della Confraternita sanmartinese delle Cinque Piaghe.
Il dipinto riuniva i due patroni titolari della parrocchia e la Vergine delle Grazie a cui i novaresi erano devoti in ricordo di un antico voto fatto dal Comune per la salvezza da una pestilenza.
Ricaviamo da un vecchio almanacco d’arte del 1833, conservato presso l’Università di Oxford, che il quadro, “di 4 bracci e 9 once milanesi di altezza e 3,5 bracci larghezza”, fu inaugurato l’11 novembre di quell’anno il giorno della “Sagra di San Martino”.
Già all’epoca un critico, pur lodando il dipinto,ne delineava l’inadatta collocazione.
Negli anni Sessanta, durante i lavori di restauro, che ridiedero alla nostra chiesa il suo originario aspetto rinascimentale, furono eliminate le decorazioni in stucco aggiunte nell’Ottocento e anche il quadro fu portato ad un laboratorio di restauro dal quale tornò qualche anno fa.
Il quadro fu provvisoriamente collocato in sagrestia ora è tornato alla sua collocazione originaria.

Luigi Simonetta


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