Parrocchia dei Santi Martino e Gaudenzio

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La Parrocchia secondo Papa Francesco

chiesa parrocchiale old photoNella recentissima Esortazione Apostolica Evangelii Gaudium Papa Francesco invita la Chiesa ad un serio ed efficace rinnovamento nell’ottica di una pastorale più missionaria. Così scrive in particolare della parrocchia:

27. Sogno una scelta missionaria capace di trasformare ogni cosa, perché le consuetudini, gli stili, gli orari, il linguaggio e ogni struttura ecclesiale diventino un canale adeguato per l’evangelizzazione del mondo attuale, più che per l’autopreservazione. La riforma delle strutture, che esige la conversione pastorale, si può intendere solo in questo senso: fare in modo che esse diventino tutte più missionarie, che la pastorale ordinaria in tutte le sue istanze sia più espansiva e aperta, che ponga gli agenti pastorali in costante atteggiamento di “uscita” e favorisca così la risposta positiva di tutti coloro ai quali Gesù offre la sua amicizia. Come diceva Giovanni Paolo II ai Vescovi dell’Oceania, «ogni rinnovamento nella Chiesa deve avere la missione come suo scopo per non cadere preda di una specie d’introversione ecclesiale».

28. La parrocchia non è una struttura caduca; proprio perché ha una grande plasticità, può assumere forme molto diverse che richiedono la docilità e la creatività missionaria del pastore e della comunità. Sebbene certamente non sia l’unica istituzione evangelizzatrice, se è capace di riformarsi e adattarsi costantemente, continuerà ad essere «la Chiesa stessa che vive in mezzo alle case dei suoi figli e delle sue figlie». Questo suppone che realmente stia in contatto con le famiglie e con la vita del popolo e non diventi una struttura prolissa separata dalla gente o un gruppo di eletti che guardano a se stessi. La parrocchia è presenza ecclesiale nel territorio, ambito dell’ascolto della Parola, della crescita della vita cristiana, del dialogo, dell’annuncio, della carità generosa, dell’adorazione e della celebrazione. Attraverso tutte le sue attività, la parrocchia incoraggia e forma i suoi membri perché siano agenti dell’evangelizzazione. È comunità di comunità, santuario dove gli assetati vanno a bere per continuare a camminare, e centro di costante invio missionario. Però dobbiamo riconoscere che l’appello alla revisione e al rinnovamento delle parrocchie non ha ancora dato sufficienti frutti perché siano ancora più vicine alla gente, e siano ambiti di comunione viva e di partecipazione, e si orientino completamente verso la missione.


1 commento

  1. Giuliano Subani ha detto:

    E’ bello leggere l’Esortazione di Papa Francesco nella parte che tratta della parrocchia. Per chi è nato ben prima del Concilio Vaticano II la sollecitazione rivolta agli operatori pastorali perché siano in “costante atteggiamento di uscita” rappresenta il coronamento di una speranza che nel corso della loro vita è stata talvolta accesa, ma sovente si è sopita, sepolta dalla rassegnazione. L’esortazione ad essere Chiesa che vive in mezzo alle case a contatto con le famiglie e con la vita del popolo e “non struttura prolissa separata dalla gente” ci dà conferma della piena sintonia ecclesiale del recente messaggio del nostro Vescovo Franco Giulio che, nella lettera pastorale “Come sogni la Chiesa di domani?” e soprattutto con le “Linee guida” del programma per l’anno 2013-2014, ha rivolto alle parrocchie invitandole ad “…edificare la Chiesa come comunità di prossimità…”.
    E’ vero, oggi “…è cresciuta la coscienza dell’identità e della missione del laico nella Chiesa…”, ma forse occorre prima che il laico purifichi il suo linguaggio alla fonte del Vangelo e che non si lasci impolverare dalle notizie di ogni giorno, è necessario che tutti noi credenti filtriamo i tanti messaggi fuorvianti che ci vengono quotidianamente urlati dai media e gli inviti della pubblicità che, come una droga, condiziona i nostri desideri e crea bisogni effimeri. Forse dobbiamo scrollarci di dosso la Menzogna che alberga nella nostra società, senza per questo cadere nel relativismo o inventarci una sorta di religione del sociale.
    Occorre riacquistare i significati autentici delle parole che leggiamo nei Testamenti Antico e Nuovo. Come la figura del “povero”, il cui termine originale ebraico nella Bibbia indica coloro che sono curvi, oppressi, in balia dei potenti, vittime indifese. Allora oggi povero è l’adolescente fragile e frastornato dai messaggi contraddittori che provengono da genitori, scuola, mass media, reti virtuali; povero è il giovane senza futuro che la società rifiuta; povero è il marito di una coppia in crisi che diventa “scarto” della società dopo aver perso lavoro e famiglia, povero è l’anziano in solitudine. Non sono forse poveri coloro che subiscono in silenzio, che non chiedono e che per questo motivo non fanno notizia?
    O come la abusata pretesa di “diritti” quasi sempre di impostazione individualistica ed utilitaristica, senza pensare che la ragione di ogni diritto risiede nella dignità della persona umana fatta ad “immagine di Dio” e dimenticandosi del tutto della responsabilità di allacciare “…rapporti autenticamente umani, di amicizia e di socialità, di solidarietà e di reciprocità anche all’interno dell’attività economica.”
    Un auspicio: sarebbe bello poter leggere e discutere assieme questi documenti per trarne le conseguenze concrete di vita.

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